Scimmiotto si scaldava sempre più, quando si udirono voci nell'aria che li chiamavano: "Calmatevi, grande santo! E voi, imperiale fratello dei Tang, cessate di piangere! Siamo inviati segreti di Guanyin, con il compito di proteggere il pellegrino in cerca dei sutra."
A queste parole il reverendo si gettò precipitosamente a genuflettersi.
"Ma chi siete di preciso?" li interpellò Scimmiotto. "Fuori i nomi!"
"Siamo i sei vigili delle tenebre e le sei guardie della luce, i rivelatori di verità dei cinque orienti, i quattro protettori del tempo e i diciotto difensori di monasteri. Prestiamo servizio a turni."
"Oggi chi è di turno?"
"Primo turno i vigili, secondo i protettori, terzo i difensori. Noi, rivelatori dei cinque orienti, pattugliamo giorno e notte, escluso Testa d'Oro."
"Allora, per piacere, chi non è di turno si levi dai piedi. I turnisti sorveglino il maestro, perché mi dia il tempo di andar giù al torrente a trovare il drago e a fargli sputare il cavallo."
Gli dèi ubbidirono. Tripitaka si sentì un po' rassicurato, si sedette sulla rupe, e a ogni buon conto raccomandò a Scimmiotto di essere prudente.
"Niente paura" rispose Scimmiotto.
Che re scimmia in gamba! Strinse alla vita la tunica di broccato con il gonnellino di pelle di tigre e si diresse deciso dentro la gola, impugnando la sbarra di ferro cerchiata d'oro. Tra nebbie e brume sollevate dalla cascata, gridava a squarciagola: "Vieni fuori dal fango, brutto lumacone, e restituiscimi il cavallo!"
Il drago, dopo aver mangiato il cavallo bianco di Tripitaka, si era acquattato in fondo al torrente a digerirlo tranquillamente. Ma a sentire che si reclamava il cavallo con insulti sanguinosi si irritò e balzò di slancio dall'acqua tuonando: "Chi è questo intruso che viene a far baccano?" Quando Scimmiotto lo vide strillò: "Fermo lì, tira fuori il cavallo!"
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