Tripitaka raccomandò a Scimmiotto di aprire la sacca e di cavarne qualche sapeca in moneta cinese da dare al traghettatore. Ma lui allontanava già l'imbarcazione dalla riva, dicendo: "Non voglio denaro." Raggiunse il centro della corrente e scomparve. Tripitaka, imbarazzato, continuava a giungere le mani e a dichiarare la propria gratitudine.
"Maestro, non vi date pena" disse il Novizio. "Non l'avete riconosciuto? È il dio del torrente. Non mi era venuto a salutare, e questo avrebbe dovuto valergli una bella bastonata. È fin troppo contento di averla evitata, come volete che chieda soldi?"
Tripitaka, incerto se doveva prenderlo sul serio, ritornò a cavalcare a pelo e seguì Scimmiotto fino alla strada che portava a ovest.
Salire l'altra riva del vasto Noumeno
E, con cuore sincero, il monte benedetto.
Maestro e discepolo proseguivano il cammino, mentre il sole tramontava e il cielo incupiva.
Nubi sottili velano la luna,
La fan tremare nel cielo di ghiaccio.
Il vento soffia freddo e penetrante.
Dalle basse colline, solitario
Vola un uccello, e si perde lontano.
S'ode gridare un gibbone sperduto
Nella foresta, fra gli alberi spogli.
Nella notte le strade son deserte.
Tripitaka, che scrutava l'orizzonte dall'alto del cavallo, a un tratto credette di riconoscere una fattoria.
"Consapevole del Vuoto, abita gente laggiù! Potremmo chiedere di passarci la notte per ripartire domattina."
"Maestro, non credo che ci abiti gente" replicò Scimmiotto dopo aver alzato la testa.
"E perché no?"
"Perché una fattoria non avrebbe un tetto con il fastigio adorno di pesci volanti e di chimere coricate: sarà un tempio o un eremitaggio."
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