Il patriarca fu entusiasta della proposta, asciugò le lacrime ed esclamò: "Bravo, è proprio quello che ci vuole."
E senz'altro prepararono le armi.
Ma un altro giovane monaco, condiscepolo di Vasta Sapienza e che si chiamava Vasto Progetto, si fece avanti a dire: "Non è un piano sicuro. Prima di ammazzarli bisogna analizzare la situazione: con quello dalla faccia pallida sarebbe facile, ma con quello dalla faccia pelosa credo proprio di no. Se dovessimo fallire, non ci attireremmo le peggiori disgrazie? Vi propongo un modo per raggiungere lo scopo senza usare le armi. Qual'è la vostra rispettabile opinione?"
"Ragazzo mio, che cosa ci proponi?" chiese il patriarca.
"A mio umile avviso, dovremmo riunire tutti i residenti dell'ala est, giovani e vecchi, e chieder loro di portare ciascuno una fascina di legna secca. Sacrifichiamo la sala di meditazione mettendola a fuoco: se blocchiamo le porte, non avranno via d'uscita e moriranno tutti e due, più il cavallo. Quando gli altri nel monastero lo vedranno, basterà dire che sono stati i pellegrini a incendiare e distruggere per negligenza la nostra sala di meditazione. Quei due saranno ridotti in cenere, non vi pare? E chi s'è visto s'è visto. Il kasâya resterà il nostro tesoro, da tramandare di generazione in generazione."
Tutti i monaci si rallegrarono e approvarono il suggerimento: "Ancor meglio! Questo è il piano migliore."
I responsabili delle celle portarono la legna: un bel progetto, che avrebbe posto fine alla lunga vita di un patriarca dall'età tanto veneranda, e ridotto in cenere tutto il monastero di Guanyin.
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