"Questo vecchio non sa riconoscere a ciascuno il suo" replicò Scimmiotto ridendo. "Ne ho ben parlato con il mostro: certo ha una fame robusta e si è divorato un bel po' di riso e di tè; ma è molto di più quello che ha fatto per voi. In questi ultimi anni hai guadagnato molto, ed è solo merito suo. Non è certo vissuto a sbafo. Ti converrà davvero di cacciarlo via? A starlo a sentire, è un dio venuto qui apposta per aiutarvi; a parte il fatto che finora a tua figlia non ha torto un capello. A conti fatti non è un genero da buttar via, non rovina il buon nome di nessuno e non c'è proprio da vergognarsene. Non sarebbe meglio ripensarci?"
"Reverendo, non mi lamento della moralità di quel signore, ma certo una buona fama non ce la procura. La gente dice: 'Hai visto che mostro, il genero dei Gao?' Non si può andare avanti così."
"Consapevole del Vuoto" intervenne Tripitaka, "quello che ti impegni a fare lo devi portare a conclusione."
"Mi divertivo a metterlo alla prova" replicò il Novizio. "Ve l'ho detto che ho fatto un salto qui solo per informarvi. Ora ritorno sul posto, lo catturo e ve lo porto."
Si rivolse a Gao: "Tu bada al mio maestro, io me ne vado."
Subito scomparve e, d'un balzo, era già sulla montagna e giungeva all'ingresso della grotta. Impugnò la sbarra di ferro, colpì i battenti della porta e li fece volar via in minute schegge.
"Sacco di segatura, vieni fuori a misurarti con il vecchio Scimmiotto!"
Il mostro russava pacificamente in fondo alla caverna. Quando udì quel baccano all'uscio e si sentì chiamare sacco di segatura, lo prese una gran collera; raccolse tutte le sue energie e corse fuori con il rastrello.
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