"Maledetto equipuzio, sei peggio della peste!" gridava. "Che cosa ti ho fatto io, perché tu mi venga a rompere la porta? Dài un'occhiata ai codici: l'effrazione di una porta d'ingresso principale è punibile con la pena capitale."
"Povero fesso" replicava Scimmiotto. "Certo che ho rotto la tua porta, ma c'è una giusta causa. Tu invece ti sei impadronito di una ragazza senza testimoni né mezzana, e senza celebrare i riti del tè e del vino; questo sì, è punito con la pena capitale: zac, giù la testa!"
"Tutte balle! Bada piuttosto al rastrello del vecchio Porcellino!"
"Col tuo rastrello ci puoi giusto raspare la terra del vecchio Gao e piantargli l'insalatina" schernì Scimmiotto parando il colpo. "Non crederai mica di farmi paura con quel ferrovecchio."
"Si vede che non te ne intendi. Altro che ferrovecchio! Sta a sentire:
Un'arma forgiata con l'arte più fine
In ferro temprato con ghiaccio divino.
Laozi di persona batteva il martello,
A lui il dio del fuoco porgeva il metallo.
Poteri vi misero i cinque orienti,
Sapere vi infusero il giorno e la notte.
Preziosi i suoi denti son come la giada
In oro legata. Ornato di stelle,
Presenta le quattro stagioni dell'anno
Nonché le otto feste. Le sue proporzioni
Conformi alla terra e al cielo, ubbidiscono
Del nostro universo all'ordine arcano.
Quest'aureo rastrello, supremo tesoro,
All'Imperatore di Giada fu offerto.
Fu quando alla corte io fui ricevuto
E fui nominato Ammiraglio imperiale,
Che l'arma celeste mi fu conferita.
In alto brandito, esso fa fuoco e fiamme;
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