Il vecchio Gao, i parenti e gli amici videro improvvisamente comparire il Novizio, che teneva per l'orecchio il mostro con le mani legate dietro la schiena. Tutti si precipitarono loro incontro allegramente nella corte: "È proprio lui, reverendo, è il genero!"
Il mostro si fece avanti, cadde in ginocchio e si prosternò, benché avesse le mani legate, gridando: "Maestro, perdonate se il vostro discepolo non è venuto ad accogliervi. Se avessi saputo che eravate ospite di mio suocero, sarei subito venuto a rendervi omaggio e mi sarei risparmiato molte noie."
"Consapevole del Vuoto, come hai fatto per condurlo qui a rendermi omaggio?"
Finalmente Scimmiotto lasciò andare l'orecchio, gli diede un colpetto con il manico del rastrello e gli disse: "Dài, scemo, parla!"
Il mostro narrò in tutti i particolari come Guanyin l'avesse arruolato sulla via del bene.
Tripitaka ne fu molto contento e chiese in prestito al vecchio Gao la tavola per bruciare l'incenso. Gao si affrettò a fargliela portare. Tripitaka si purificò le mani, accese l'incenso e si rivolse a sud per pregare e ringraziare Guanyin. Gli anziani si unirono alla preghiera.
Poi Tripitaka ritornò a sedersi al posto d'onore e chiese a Scimmiotto di liberare il genero di Gao; egli si scrollò per ricuperare il suo pelo, e la corda cadde da sé.
Il mostro rinnovò gli inchini a Tripitaka e dichiarò di volerlo seguire nel viaggio a ovest. Poi salutò il Novizio come fratello maggiore, perché lo aveva preceduto come discepolo del medesimo maestro.
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