"Dal momento che hai deciso di seguirmi per ottenere i frutti del bene come mio discepolo" dichiarò Tripitaka, "devo assegnarti un nome in religione, con il quale d'ora in poi ti chiameremo."
"Maestro, la pusa me ne ha già dato uno, quando mi ha posato la mano sulla testa e mi ha fatto accettare i divieti: mi chiamo Porcellino Consapevole delle Proprie Capacità."
"Va bene" esclamò sorridendo Tripitaka. "Il tuo condiscepolo si chiama Consapevole del Vuoto, e tu Consapevole delle Proprie Capacità: in effetti sono nomi corrispondenti all'uso della nostra setta."
"Maestro" precisò Consapevole delle Proprie Capacità, "quando ho promesso alla pusa la pratica dei divieti, ho rinunciato ai cinque cibi forti e alle tre carni ripugnanti e ho sempre rispettato una dieta vegetariana, anche presso mio suocero. Ora che vi ho incontrato, maestro, permettetemi di abbandonare la dieta."
"Non se ne parla nemmeno!" rispose Tripitaka. "Dal momento che non mangi i cinque cibi forti né le tre carni ripugnanti, ti darò un altro nome in aggiunta a quelli che hai già: sarai Otto Divieti."
"Come volete voi" rispose la bestia. E ricevette il nome di Porcellino Otto Divieti.
Il vecchio signor Gao, a vederlo rinunciare al male per seguire il bene, fu ancora più contento, e ordinò ai domestici di preparare un banchetto di ringraziamento per il monaco cinese. Otto Divieti lo prese da parte: "Papà, invita la mia umile sposa a venire a salutare lo zio e il prozio; d'accordo?"
"Mio saggio fratello" commentò Scimmiotto ridendo, "ora sei un monaco della comunità del Buddha. Non la puoi mica avere, adesso, un'umile sposa. Solo i preti taoisti continuano a tenersi una famiglia. Lo hai mai visto un bonzo sposato? Piuttosto sediamoci e mangiamo questo pasto di magro; dovremo rimetterci in cammino di buon'ora verso il Paradiso dell'Ovest."
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