Il vecchio signor Gao fece disporre le seggiole e offrì a Tripitaka il posto d'onore; il Novizio e Otto Divieti lo affiancarono. Poi si accomodarono i parenti. Il vecchio Gao sturò un orciolo di vino da libazioni e ne riempì una tazza, che offrì al cielo e alla terra prima di presentarla a Tripitaka; ma questi si scusò: "Non posso nascondervi, nonno, che praticavo l'astinenza già nel ventre di mia madre. Non ho mai assaggiato cibi forti."
"Lo so, reverendo maestro. Conosco la vostra purezza e non mi permetterei mai di offrirvi cibi del genere. Ma questo è vino da libazioni: vi prego, una coppa non può farvi male."
"Non oso bere vino. Per noi monaci del Buddha è il primo divieto."
"Maestro!" s'inquietò Consapevole delle Proprie Capacità, "non ho rinunciato al vino, quando ho incominciato a rispettare le astinenze."
"Il vostro vecchio Scimmiotto, per quanto non sia un gran bevitore (tutta una giara non la saprei vuotare), non ha mai rinunciato a bere nemmeno lui."
"E allora, discepoli miei" concluse Tripitaka, "voi potete berlo, un po' di questo vino da libazioni. Ma è vietato ubriacarsi e comportarsi male!"
I due ne accettarono dunque una coppa come aperitivo; poi ci si sedette a tavola e fu servito il pasto di magro. L'abbondanza di piatti e manicaretti sfida ogni descrizione.
Alla fine del pasto, il vecchio Gao fece portare un vassoio laccato rosso cinabro su cui erano ammucchiate duecento once in pezzi d'oro e d'argento, offrendolo per le spese di viaggio dei tre monaci, insieme a tre cappe di seta.
|