"Ma siamo monaci vaganti, che vivono di elemosina nei villaggi lungo il cammino" protestò Tripitaka. "Come accettare metalli e tessuti preziosi?"
Il Novizio si avvicinò al vassoio, prese una manciata del suo contenuto e si rivolse a Gao Cai: "Ieri ti sei preso la pena di condurre qui il mio maestro, ciò che oggi gli ha procurato un nuovo discepolo. Poiché non abbiamo altro mezzo per ringraziarti, prendi questo oro e argento come ricompensa dei tuoi servigi. Di certo ti ci puoi comprare dei sandali nuovi. Se poi in futuro scoverai altri mostri e me li segnalerai, qualche modo per ringraziarti lo troverò sempre."
Gao Cai accettò e ringraziò prosternandosi.
"Maestri" riprese il vecchio Gao, "se non accettate denaro, almeno potrete accettare con un sorriso di indulgenza questi abiti grossolani, modesta espressione della mia riconoscenza."
"Noi che abbiamo abbandonato le nostre famiglie" replicò Tripitaka "rischieremmo di perdere il beneficio di mille kalpa di devozioni, se accettassimo un solo filo donato indebitamente. Invece vi saremmo grati se ci offriste i resti del banchetto come provviste di viaggio."
"Maestro" intervenne Otto Divieti "e tu, rispettato condiscepolo! Se voi non volete niente, son fatti vostri. Ma io qui ho fatto da genero per anni. Il mio lavoro non vale certo meno di tre moggi di grano. Caro suocero, il mio condiscepolo ieri mi ha strappato la tunica: datemi un kasâya nero. E i miei stivali sono sfondati: datemene un paio nuovo."
Il vecchio Gao non osò rifiutare, e procurò a Porcellino un paio di stivali e una tunica, in modo da rivestirlo a nuovo.
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