Perché nel vuoto non ci sono realtà, né sensazioni, pensieri, azioni o conoscenze, né occhi, orecchi, naso, lingua, corpo o spirito, né forma, suono, odore, gusto, tatto o fatto mentale.
Passando attraverso lo stato di non-visione, si giunge a quello di non-coscienza, alla non-ignoranza, e anche all'esaurimento della non-ignoranza; si giunge allo stadio dell'assenza di vecchiaia e morte, e anche all'esaurimento di questo stadio. Non c'è né sofferenza, né estinzione, né via; non si conosce e non si ottiene. Dal non aver nulla da ottenere, si giunge allo stato di bodhisattva. Grazie alla perfezione della sapienza, lo spirito non incontra ostacoli. Grazie alla mancanza di ostacoli, è privo di ogni paura e angoscia. Allontanando sogni e illusioni, finisce per raggiungere il nirvana.
Grazie alla perfezione della sapienza, i buddha delle tre ere raggiungono l'anuttara-samyak-sambodhi(20). Ecco perché la perfezione della sapienza, prajnâpâramitâ, è il supremo incantesimo divino, l'incantesimo della suprema illuminazione, l'incantesimo senza pari: può allontanare ogni sofferenza. Una vera realtà che non è vana. Perciò, per pronunciare l'incantesimo della perfezione della sapienza, dite: Gate, gate! Pâragate! Pârasamgate! Bodhisvâhâ!(21)
Il maestro della legge della corte dei Tang possedeva la preparazione spirituale necessaria in un momento come quello: gli bastò ascoltare una volta sola il Sutra del Cuore per ritenerlo e trasmetterlo a tutti noi; ed è proprio quello che ancor'oggi recitiamo. Nessun sutra è più completo per coltivare la verità, nessuna porta è più sicura per diventare buddha.
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