Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Con guinzaglio di seta al grande albero
     Del non-agire, perché non ci turbi.
     Non prendete per figli i sensi ladri,
     Dimenticate lo spirito e i dharma!
     Non lasciate beffare il vostro io,
     Con i pugni stendeteli al tappeto!
     Lo spirito che vedi non è più,
     La legge che compare non è Legge.
     Quando l'uomo ed il bufalo scompaiono,
     Il cielo resta azzurro come sempre.
     Luna d'autunno resta sempre tonda:
     Come distinguerai l'uno dall'altro
     I mondi?

     L'autore di questi versi è Tripitaka, il maestro della legge Xuanzang, che li scrisse quando ebbe compreso a fondo il Sutra del Cuore e gli si aprirono le porte dell'illuminazione. Il reverendo lo recitava e lo teneva sempre presente nello spirito, penetrato dalla sua luce soprannaturale.
     I tre pellegrini proseguivano per la loro strada, pascendosi di vento e riposando accanto all'acqua, vestiti di stelle e coperti di luna. Presto ritornarono i paesaggi d'estate sotto il cielo torrido. C'erano


     Intorno ai fiori vizzi, la farfalla sperduta,
     Tra le chiome degli alberi, i canti di cicala,
     I bozzoli selvatici, melograni scarlatti,
     Sopra lo stagno in mostra i fiori di ninfea [...]

     Quel giorno, verso sera, videro dei casolari sul bordo della strada di montagna che stavano percorrendo.
     "Consapevole del Vuoto" disse Tripitaka, "guarda il sole che nasconde il suo specchio di fuoco dietro le colline a ovest, e il gelido disco della luna che sorge dal mare orientale. È una bella fortuna trovare un abitato sul bordo della strada. Chiediamo riparo per la notte!"
     "Giusto" approvò Porcellino; "tanto più che ho una bella fame: chiediamo anche qualcosa da mangiare. Ho bisogno di ristorare le forze per portare i bagagli."


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