Tripitaka richiamò la sua attenzione, senza osare di alzare la voce, dicendo piano: "Vi saluto, caro donatore."
Il vecchio balzò giù dal letto, si abbottonò precipitosamente il vestito e venne sull'uscio a restituire la cortesia, dicendo: "Scusatemi, reverendo, non vi avevo visto. Da che regione venite? A che cosa devo l'onore della vostra visita?"
"La mia umile persona è un monaco dei grandi Tang, nell'Est, che ha ricevuto la missione imperiale di recarsi al monastero del Colpo di Tuono per sollecitare le scritture dal Buddha. Poiché giungiamo nella vostra nobile contrada al calar del sole, pensavamo di chiedere riparo per la notte nella vostra magnifica dimora, nell'ardente speranza di non recarvi incomodo."
"Ma non arriverete mai!" fece il vegliardo scuotendo il capo e allargando le braccia. "È molto difficile ottenere i sutra del Paradiso dell'Ovest; andate piuttosto a cercarli in quello dell'Est."
Tripitaka pensava: "La pusa dice di andare a ovest; come mai questo vecchio invita ad andare a est? Non ci sono scritture da trovare, a est."
Era tanto imbarazzato, che rimase in silenzio.
Scimmiotto invece, con il suo temperamento impulsivo, non si contenne, si fece avanti e lo apostrofò: "Caro il mio vecchio, con tutti i tuoi anni, sei un bel babbeo. Veniamo da molto lontano e ti chiediamo asilo, e tu in risposta cerchi di scoraggiarci. Se la tua casa è troppo piccola per ospitarci, non ti preoccupare, ci arrangeremo a passar la notte sotto un albero e non ti disturberemo."
Il vecchio trasse a sé Tripitaka: "Maestro, mentre voi non dite niente, come si permette il vostro discepolo di rivolgersi in questo modo offensivo a una persona anziana? Lui che ha quella faccia da ruffiano, quelle guance flosce, una gola da duca del Tuono, gli occhi rossi spiritati e l'aria da diavolo delle epidemie."
|