In effetti Porcellino, ritto accanto al maestro, nascose il grugno fra le mani e abbassò le orecchie. Mentre Scimmiotto portava dentro i bagagli e legava il cavallo, il vecchio fece portare da uno dei giovanotti un vassoio di legno con tre tazze di tè, poi ordinò di servire un pasto di magro. Il giovanotto portò nella corte una vecchia tavola di legno grezzo piena di buchi e delle seggiole zoppe, e li pregò di sedersi al fresco.
"Qual'è il vostro eminente nome, caro donatore?" chiese Tripitaka.
"Il vostro servitore si chiama Wang."
"Quanti discendenti avete?"
"Ho due figli e tre nipoti."
"Me ne congratulo con voi. E quanti anni avete?"
"Sono cresciuto in età, ma non in saggezza, fino a sessantun'anni."
"È una bella cosa" commentò Scimmiotto. "Incominciate un nuovo ciclo di vita di sessant'anni."
"Caro donatore" riprese Tripitaka, "dicevate poco fa che la ricerca delle scritture nell'Ovest dovrebbe essere difficile; perché?"
"Non intendevo dire che sia difficile ottenere i sutra, ma la strada è certo piena di trabocchetti e di pericoli. A trenta li da questo posto, verso ovest, ci sono i Monti del Vento Giallo, che si estendono per ottocento li e sono infestati da mostri e da esseri malefici. Sono queste le difficoltà cui pensavo. Ma dal momento che il vostro giovane reverendo assicura di poter contare su grandi capacità, supererete certo ogni ostacolo."
"Si capisce, non ci sono problemi. Non c'è mostro che osi attaccar briga con il vecchio Scimmiotto e con il suo condiscepolo."
A questo punto della conversazione, uno dei figli venne a portare il cibo. Posò il riso sulla tavola e disse: "Vogliate favorire!"
|