Tripitaka giunse le mani, ma prima che iniziasse il sutra del pasto Porcellino aveva già inghiottito il contenuto di una tazza. Mentre la preghiera veniva recitata, ne inghiottì altre tre.
"Stupidone, come sei vorace!" esclamò Scimmiotto. "Siamo proprio incappati nel fantasma della fame."
Il vecchio Wang prese la cosa con filosofia: "Sembra che il reverendo sia davvero affamato. Sarà meglio mettere in tavola altro riso."
In effetti l'appetito del bestione era enorme; senza alzare il capo dalla tavola vuotò un'altra diecina di tazze, prima che Tripitaka e Scimmiotto ne finissero due; e nemmeno questo gli bastò, ma continuò con lo stesso ritmo.
"È un pasto preparato in fretta, senza piatti raffinati" riprese il vecchio Wang. "Non vorrei insistere troppo, ma vi prego di servirvi ancora."
"Abbiamo mangiato più che a sufficienza" risposero Tripitaka e Scimmiotto.
"Che cosa borbotta il vecchio?" bofonchiò Porcellino. "Chi se ne frega degli affinati(22)! A che cosa servirebbero tanti piatti diversi? Se c'è dell'altro riso, si porti quello, non occorre altro."
In breve il bestione si mangiò tutto il riso di casa; e commentò che si era saziato a metà. Infine si sparecchiò la tavola, gli ospiti stesero le lenzuola e se ne andarono a dormire, chi sul letto di canna d'India, chi sul pavimento.
L'indomani mattina, Scimmiotto sellò il cavallo, mentre Porcellino faceva i bagagli. Il vecchio Wang fece preparare dalla moglie una colazione di zuppe e stuzzichini per i tre pellegrini, ed essi ringraziarono e si congedarono.
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