"Se doveste avere problemi insuperabili lungo il cammino, ritornate alla mia capanna" disse loro il vecchio.
"Al diavolo il disfattismo!" replicò Scimmiotto. "Noi, che abbiamo lasciato le nostre famiglie, non ritorniamo mai sui nostri passi."
E ripresero il viaggio. Ma, ahimè, questa volta non fu la buona strada: in effetti diavoli perversi preparavano loro gravi calamità.
Dopo nemmeno mezza giornata di cammino, si trovarono davanti enormi montagne di aspetto pericoloso. Avvicinandosi alle rupi, Tripitaka contemplava il paesaggio chinandosi sulla sua preziosa sella.
Grande catena
Alta montagna
Ripida rupe
Scosceso abisso
Torrente rapido
Fiori olezzanti.
Salivano le cime fino al cielo,
Sprofondavan le gole nell'Inferno.
Rocce di strane forme risalivano
I pendii fino al cielo nuvoloso.
Le schiere innumerevoli di rupi
Torreggianti, di diecimila tese,
Ti stringevano il cuore. Là si aprivano
Le grotte serpeggianti dei dragoni,
Dove perpetuamente l'acqua cade
A goccia a goccia. Si vedevan cervi
Dalle corna ramose, stolte antilopi
Dallo sguardo perduto, acciambellati
Gli scagliosi pitoni, pazze scimmie
Dal muso bianco. Quando vien la sera
Escon le tigri dalla tana, all'alba
Emergono dall'acqua i grandi draghi.
L'ingresso delle grotte all'improvviso
Può animarsi di lotte e di rumori,
A sorpresa dall'erba prende il volo
Il fagiano. Si muovon circospetti
Nella foresta gli animali, i cuori
Tremano quando passa la gran belva [...]
Il cavallo del maestro rallentava l'andatura, Scimmiotto perdeva tempo, Porcellino si curvava sotto il peso dei bagagli. Mentre si guardavano intorno, udirono rumori di temporale.
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