"Consapevole del Vuoto, si alza il vento!" gridò inquieto Tripitaka dall'alto del suo cavallo.
"Che c'è di male nel vento? È il respiro del cielo attraverso le stagioni; che ci sarebbe da temere?" replicò Scimmiotto.
"Ma è troppo violento per essere naturale; questo è un vento malvagio."
"Come sarebbe a dire che non è naturale?"
"Osserva:
Questo è un soffio brutale ed imperioso,
Sembra oscurare lo spazio che invade
Mentre sconquassa la foresta e mugghia.
Piega i salici, strappa fiori e foglie.
Fa rinforzar gli ormeggi al pescatore,
Abbassare le vele e gettar l'ancore.
Il viandante non vede più la strada,
Il boscaiolo non regge la legna.
Nel bosco si disperdono le scimmie,
I cerbiatti riparano nel folto.
Se bambù e pini resistono a stento,
I ginepri non reggono lo sforzo.
Mescola terra, solleva la sabbia,
Rotola i sassi, sconvolge le acque."
Porcellino si avvicinò a Scimmiotto: "Come soffia! Mettiamoci al riparo!"
"Ti arrendi, fratellino?" replicò Scimmiotto ridendo. "Se ti tiri da parte perché si leva un po' di vento, che cosa farai faccia a faccia col mostro?"
"Fratello, lo conosci il proverbio: temi la donna più del nemico, temi il vento più della freccia. Non c'è niente di male se ci ripariamo."
"Aspetta. Fammi prendere una manciata di questo vento e sentire che odore ha."
"Che cosa ti viene in mente, fratellone?" scoppiò a ridere Porcellino. "Non puoi prendere in mano il vento per dargli un'annusatina. Anche se ne prendi una bracciata intera, prova un po' a tenerlo fermo, se sei capace."
"Dunque non credi che il vecchio Scimmiotto sappia acchiappare il vento."
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