"Ti faccio vedere io, maledetto!" tuonava Porcellino. "Noi non siamo gente qualsiasi, ma i discepoli di Tripitaka, fratello del grande imperatore dei Tang nell'Est, che ha la missione imperiale di cercare i sutra nel Paradiso dell'Ovest. Se vuoi scamparla, ti converrà farti subito da parte e non farti più vedere, altro che spaventare il nostro maestro! Ma se continui a fare l'insolente, non sfuggirai al mio rastrello."
Senza altre parole, il mostro gli corse addosso in atteggiamento minaccioso, sfoderando gli artigli e mirando al viso. Porcellino lo schivò, roteò il rastrello e lo abbatté su di lui. La creatura, che non era armata, cercò scampo nella fuga, inseguita da Porcellino. Ai piedi del pendio il mostro disseppellì due sciabole di bronzo, che erano nascoste fra le pietre, le brandì e attese Porcellino a pie' fermo. Fu lì che si batterono, con una bella successione di scontri.
Scimmiotto intanto aveva aiutato Tripitaka a rialzarsi e gli diceva: "Non temete, maestro. Sedetevi qui tranquillamente, mentre do una mano a Otto Divieti per abbattere il mostro e sbarazzare la strada."
Tripitaka, che tremava come una foglia, si lasciò convincere a fatica; va da sé che, seduto, non faceva che ripetere il Sutra del Cuore.
Scimmiotto tirò fuori la sua sbarra e gridò al condiscepolo: "Acciuffalo, tienilo fermo!"
Porcellino raddoppiava gli sforzi. Il mostro, vista la mala parata, scappò.
"Non bisogna dargli quartiere!" gridava Scimmiotto. "Bisogna prenderlo!"
Correvano giù per la montagna, uno roteando il rastrello, l'altro brandendo la sbarra. Il demone con una capriola riprese la sua forma naturale, che era di tigre. Naturalmente Scimmiotto e Porcellino non mollavano, decisi a distruggere l'essere malefico; stavano per raggiungerlo, quando la tigre, trovandosi nelle peste, ricorse allo stratagemma della cicala dorata che abbandona la crisalide. Si aprì di nuovo il petto, uscì dalla sua pelle e ne avviluppò una roccia, che ricordava la forma di una tigre accovacciata; da parte sua, si trasformò in un turbine di vento e risalì da dove veniva. Trovando sulla sua strada quel monaco che recitava sutra, lo rapì con sé. L'infelice Tripitaka
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