Muri di pietre bianche, funghi da esca
Sparsi qua e là nell'erba verde, sassi
Ricoperti di muschio; intermittenti
Bagliori delle lucciole. Dal lato
Verso il bosco, son teneri bambù
Piantati di recente ed orchidee
Dall'intenso profumo. In mezzo all'erba
Sgorga una fonte e corre in un ruscello
Sinuoso. Quel luogo è solitario,
Non frequentato da viandanti. All'uscio
Si vedono sbocciar fiori selvatici.
Non osando prendersi la libertà di entrare, gridarono dal cancello: "Aprite! Aprite!"
Comparve un vecchio, dietro il quale si teneva un gruppo di giovani contadini armati di forche, rastrelli e scope.
"Chi siete? Che cosa cercate?" chiedevano.
"Siamo i discepoli di un santo monaco dei grandi Tang dell'Est" rispose Scimmiotto inchinandosi. "Andiamo a ovest per chiedere al Buddha le scritture. La nostra strada passa da queste montagne, dove Vento Giallo ha rapito il nostro maestro. Non siamo ancora riusciti a liberarlo. È tanto tardi, che ci siamo presi la libertà di venirvi a chiedere il favore di ospitarci per la notte, nella speranza di non disturbarvi troppo."
"Scusate se non vi abbiamo accolto come meritate" rispose il vecchio con la stessa cortesia. "In questi posti ci sono più nuvole che gente: udendo le vostre voci, abbiamo temuto che si trattasse di volpi, tigri o briganti di montagna. Perciò i miei villici hanno preso un atteggiamento aggressivo: non sapevano che si trattasse di due reverendi. Vogliate entrare."
I condiscepoli entrarono, legarono il cavallo e deposero i bagagli per salutare come si deve il patriarca del luogo. Furono invitati a sedere e un servitore dalla testa canuta portò il tè, seguito da un'abbondante cena di riso al sesamo. Terminata la cena, l'ospite ordinò di preparare i letti per la notte.
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