Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Se è come dite voi, gli appoggi non vi devono certo mancare. In questo posto fuori dal mondo nessuno vende pomate per gli occhi. Io però, che soffro di eccessiva lacrimazione, ho imparato da un forestiero la ricetta di un balsamo che si chiama dei tre fiori e nove grani: guarisce qualunque irritazione degli occhi dovuta al vento."
     Scimmiotto chinò rispettosamente il capo e disse: "Vi sarei molto grato se me ne procuraste e mi consentiste di provarlo."
     Il vecchio acconsentì, e andò a cercare in una stanza interna un vasetto di agata, di cui tolse il tappo. Ne cavò un po' di unguento con una spilla di giada e l'applicò sugli occhi di Scimmiotto, raccomandandogli di tenerli chiusi: l'indomani, al risveglio, si sarebbe trovato risanato. Poi il vecchio ripose il vasetto e si ritirò con i suoi servitori.

     Porcellino aprì una sacca, stese sui letti le lenzuola e invitò a coricarsi Scimmiotto, che si muoveva a tentoni, con gli occhi chiusi.
     "Maestro, dove hai lasciato il tuo bastone bianco?" lo burlava Porcellino.
     "Sacco di segatura, già mi prendi per cieco?"
     Il bestione continuava a ridacchiare mentre il sonno gli chiudeva le palpebre. Scimmiotto restò seduto sul letto per esercitarsi nelle arti magiche; si coricò solo alla terza veglia.
     Quando giunse la quinta veglia e l'alba si avvicinava, Scimmiotto si strofinò gli occhi, li spalancò ed esclamò: "Era davvero un buon farmaco! Ci vedo cento volte più chiaro di prima."
     Girò intorno lo sguardo: la capanna non c'era più; si vedevano solo vecchie sofore e alti salici. Erano coricati sull'erba. Anche Porcellino si svegliò: "Che ti prende, fratellone, perché fai tanto baccano?"


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