Scimmiotto raccolse il biglietto e ritornò sui suoi passi.
"Fratello" disse Porcellino, "non mi pare che abbiamo molta fortuna negli ultimi tempi. È il secondo giorno consecutivo che incontriamo fantasmi. Chi era quel vecchio che si è trasformato in corrente d'aria?"
Scimmiotto gli tese il biglietto.
"E chi sarebbe Li Lunga Vita?" chiese dopo averlo letto.
"È il nome del Pianeta Venere, l'astro dell'Ovest."
Porcellino si inchinò premurosamente in quella direzione: "Grazie, benefattore! Se a suo tempo il pianeta del metallo non avesse messo una buona parola presso l'Imperatore di Giada, non credo che il vecchio Porcellino oggi sarebbe qui."
"Fratellino, la gratitudine è una bella cosa; ma adesso il meglio che puoi fare è di tenerti nascosto nei boschi, sorvegliare attentamente bagagli e cavallo, e aspettare che io vada al Monte Piccolo Sumeru per pregare il pusa di intervenire."
"Va bene, stai tranquillo. E tu spicciati. Quanto a me sono diventato un maestro nella strategia della tartaruga: ritirare la testa, quando non è il caso di sporgerla."
Il grande santo, con una capriola nelle nuvole, balzò nello spazio a tutta velocità, in direzione sud. Nel tempo che prenderebbe una scrollata del capo, aveva percorso tremila li. Vide un'alta montagna emergere dalla bruma, con la cima circondata da nuvolette di buon augurio. Un'ampia cavità sul suo fianco ospitava effettivamente un monastero: suonavano le campane, ronzavano le pietre sonore, saliva al cielo l'incenso.
Scimmiotto si diresse verso il portale e vide un religioso con il rosario al collo, che recitava preghiere al Buddha.
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