Scimmiotto si mise a ridere: "Fratellino, non te la prendere. È un mese che non faccio ginnastica, da quando abbiamo vinto Vento Giallo e abbiamo lasciato le montagne. A vedere come te la godevi ad azzuffarti con questo bel mostro, non ho potuto resistere e ho fatto un salto per giocare anch'io. Ma questo tipo non è capace di divertirsi e preferisce scappare; chi l'avrebbe detto?"
Ritornarono da Tripitaka tenendosi per mano, chiacchierando e scherzando.
"Lo avete catturato, il mostro?" chiese il monaco cinese.
"Ha alzato i tacchi e si è rituffato nelle acque del fiume" rispose Scimmiotto.
"Discepoli miei, chissà da quanto tempo il mostro vive in questi paraggi: saprà tutto sul livello dell'acqua. Per guidarci attraverso questa distesa sconfinata di acque morte, dove non c'è alcuna imbarcazione, ci occorrerebbe proprio qualcuno con la sua esperienza."
"Giusto!" approvò Scimmiotto. "Lo dice anche il proverbio: rosso chi tocca il cinabro, nero chi tocca l'inchiostro. A forza di vivere qui, il mostro si intenderà per forza di problemi acquatici. Non dobbiamo ucciderlo, ma solo catturarlo e chiedergli di aiutarci a traghettare il maestro. Della sua sorte decideremo dopo."
"Dài, fratellone, non perdiamo altro tempo. Lascia come al solito al tuo vecchio Porcellino il compito di badare al maestro."
"Saggio condiscepolo" replicò ridendo Scimmiotto, "in questo caso, non mi potrei vantare di muovermi nel mio elemento: nell'acqua non sono del tutto a mio agio. Anche solo per camminarci dentro, devo recitare l'incantesimo che allontana le acque; oppure mi devo trasformare in pesce, gambero, granchio o tartaruga. Quanto ai trucchi, per terra, in montagna o per aria li conosco tutti e posso affrontare qualunque situazione, per quanto strana o insolita. Ma nell'acqua è meno difficile mettermi in imbarazzo."
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