Il mostro dichiaṛ:
"Fin da ragazzo avevo forte temperamento,
Le strade percorrevo da vero giramondo.
Mi sono fatto un nome e sono divenuto
Dappertutto un modello per gente coraggiosa.
Andavo un po' dovunque, sulla terra e sull'acqua.
Con lo spirito teso ad apprendere il Tao
E cercare un maestro, viaggiavo per il mondo
Tendendo la fedele ciotola da elemosine.
Tanto viaggiai che infine finii per ripassare
Cento volte da luoghi già noti e frequentati.
Quando raggiunsi il vero e la luce del Tao,
Raccolsi la fanciulla ed il fanciullo alchemico,
Il metallo ed il legno dai padri separai.
Cola l'acqua dei reni nel lago Sala Chiara
Ed il fuoco del fegato penetra in Alta Torre.
Dopo tremila imprese potei vedere il Cielo
Ed il viso rivolsi alla Luce Verace.
L'Imperator di Giada, seduto sul suo trono,
Mi fece generale delle sacre Cortine
Arrotolate. Il titolo comporta grandi onori
Alla porta del Cielo e fin dentro la Sala
Di Nubi Misteriose. Là portavo l'emblema
Della tigre e la mazza per colpir la canaglia,
In capo un elmo d'oro più brillante del sole
E indosso un'armatura di prima qualità.
Fra le guardie del trono che intorno vanno e vengono
Nel celeste palazzo, avevo il primo posto.
Partecipavo un giorno ad un grande banchetto
Dalla regina madre, allo Stagno di Diaspro,
Là dove si teneva la Festa delle Pesche.
Fra quegli ospiti illustri, con stupor generale,
Ruppi una grande coppa. Fu una disattenzione.
Vide l'Imperatore di Giada e si adiṛ:
Si volse agli assessori, che emisero condanna.
Subito degradato, mi vidi trascinare
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