Il suo nome è la Mazza Spaccadiavoli,
Un'arma fabbricata per la corte.
Quando fui nominato generale
Mi fu affidata dall'imperatore.
Si allunga o si raccorcia su richiesta,
Posso farla più grossa o assottigliarla.
Proteggeva il sovrano nei banchetti
E vedeva inchinarsi gli immortali
Davanti alle cortine arrotolate.
Questa è un'arma divina, misteriosa,
Non è oggetto da semplici mortali.
Da quando mi cacciarono dal Cielo
Sempre mi ha accompagnato fino ad oggi.
Senza vantarmi posso ribadire
Che nessun'arma è degna di affrontarla.
Altro che quel tuo misero rastrello,
Buono soltanto per raspare l'erba!"
Porcellino si mise a ridere: "Brutta bestia, vedo che hai bisogno di una lezione. Lascia stare l'erba: quando l'avrò data a te, una raspatina, non saprai nemmeno dove spalmarti la pomata e schizzerai sangue da nove buchi. Se non ci lascerai la buccia, perlomeno resterai storto per il resto dei tuoi giorni."
Vennero alle mani, e ancora una volta la lotta si spostò dal fondo alla superficie. Fu un duello ancor più duro del precedente. Ecco qua:
Rotea la mazza, s'abbatte il rastrello:
Non parole, ma fatti corpo a corpo.
Non si vedono vinto e vincitore,
Ma solo acque in tumulto per i colpi.
L'uno brucia per l'ira, freme l'altro
Di amor proprio ferito. Le prodezze
Di rastrello e di mazza si moltiplicano.
Sbuffano e penan nell'acqua sconvolta.
Quello con il rastrello vuol portare
Il nemico alla riva; mentre l'altro
Tende prudente a rimanere sotto.
Dentro l'acqua il tumulto è insostenibile,
Dèi e diavoli corrono a nascondersi.
|