"Ma è proprio un drago?" intervenne Sabbioso.
"Si capisce."
"Fratello" riprese Porcellino, "ho sentito raccontare che, secondo gli antichi, il drago sa soffiare nuvole, produrre nebbia, spandere polvere, sollevare sabbia; che può scavalcare montagne con un salto, invertire il corso del fiume, sconvolgere il mare. Ma allora, come mai quello lì cammina così piano?"
"Perché, vuoi vederlo correre? Ti servo subito."
Il bravo Scimmiotto scosse la sua sbarra cerchiata d'oro, producendo nell'aria mille scie colorate. Il cavallo, per timore di essere battuto, alzò gli zoccoli e schizzò via come il lampo. Il maestro, che non aveva la forza di trattenerlo, gli si abbandonò aggrappandosi alla criniera, finché in cima al pendio il cavallo rallentò l'andatura.
Allora Tripitaka riprese fiato, alzò gli occhi e vide magnifici edifici all'ombra di un boschetto di pini:
Fronde di cedri incornician le porte
Degli edifici in cima al colle azzurro,
Tra pini alteri e bambù variegati.
Siepi di crisantemi decorate
Dalla brina, dal ponte le orchidee
Rosso sangue ricadono sull'acqua.
In serena e maestosa architettura,
Alte sale delimitano i nitidi
Muri a calce. Non vi è essere vivente
Nella pace d'autunno.
Il maestro, appoggiato alla sella, esaminava la scena quando il discepolo Consapevole del Vuoto lo raggiunse: "Non sarete mica cascato dal cavallo, maestro?"
"Maledetta scimmia, ti ho visto! Sei stato tu a spaventare il cavallo. Per fortuna sono riuscito a conservare l'equilibrio."
"Maestro, non prendetevela" disse Scimmiotto sorridendo. "È colpa di Porcellino, criticava il cavallo perché camminava troppo piano. Perciò l'ho fatto andare più svelto."
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