Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il bestione, che aveva dovuto affrettare il passo sulle orme del cavallo, arrivò ansimante brontolando: "Non ne posso più! Ho la pancia vuota e la schiena rotta, sapete. Ho già un carico troppo pesante, che non riesco a portare, e per di più mi fate correre a perdifiato dietro al cavallo."
     "Discepoli, guardate là" invitò Tripitaka; "c'è una residenza dove potremmo chiedere di pernottare."
     Scimmiotto, guardando in alto, notò che gli edifici erano sovrastati da una cappa di brume di buon augurio. Capì che doveva trattarsi di trasformazioni soprannaturali predisposte da buddha e immortali, ma si guardò bene dallo svelare i celesti disegni e si accontentò di rispondere: "Va bene, andiamo a chiedere ospitalità."
     Tripitaka, sceso da cavallo, vide che la torre d'ingresso era decorata da spirali di loto e da trombe d'elefante, con pilastri dipinti e travi scolpite. Sabbioso teneva il cavallo, mentre Porcellino posò il carico e osservò: "È una casa di gente ricca."

     Scimmiotto si mosse per entrare, ma Tripitaka lo trattenne: "No! Siamo monaci, tu e io, e dobbiamo evitare qualsiasi comportamento criticabile. Non si può entrare senza permesso. Aspettiamo che qualcuno si faccia vedere, e gli chiederemo rispettosamente asilo. Non si può fare altro."
     Porcellino andò a legare il cavallo e si accasciò sull'erba, ai piedi del muro di cinta, Tripitaka si sedette su un tamburo di pietra, Scimmiotto e Sabbioso si appoggiarono al parapetto della terrazza. Aspettarono un pezzo, ma nessuno comparve. Scimmiotto finì per spazientirsi e, senza chiedere il parere di nessuno, entrò a esplorare: vide una grande sala a tre campate, rivolta a sud, con alti tendaggi. Sopra la porta pieghevole era appeso un dipinto di formato orizzontale, che rappresentava paesaggi di montagne di longevità e mari di felicità. Sulle colonne laccate d'oro erano appesi cartoncini scarlatti che recavano distici per l'anno nuovo, come:


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