Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


Pagina 446
1-100- 200-300- 400-500- 600-700- 800-900- 1000-1100- 1200-1300- 1400-1500- 1600-1700- 1800-1900-1924

[Indice]


     Vestiva un abito di broccato tessuto in ramia, color verde mandarino, e sopra un bolero rosa; alla vita era serrata una gonna di broccato ricamata in giallo zampa d'oca, con calzature fiorite dai tacchi alti.
     L'acconciatura alla moda di corte, sotto un velo di garza nera, distribuiva i capelli in due chignon bicolori a forma di drago acciambellato, trattenuti da un pettine d'avorio con smalti vermigli e smeraldo. Ai lati i capelli erano fissati da due spille d'oro rosso. Le bande vaporose volavano come ali di fenice; dagli orecchini pendevano varie file di perle.
     Senza cipria né belletto, la bellezza naturale del suo incarnato conservava il fascino della giovinezza.

     Vedendoli tutti insieme, raddoppiò la sua amabilità e li invitò a entrare nella sala di ricevimento. Dopo gli scambi di cortesie, li fece sedere e li pregò di attendere il tè. Una piccola cameriera con le crocchie di capelli ricadenti comparve discreta da dietro un paravento, recando tazze di giada bianca su un vassoio d'oro:


     Si spande il caldo vapore del tè profumato,
     Strani frutti sprigionano misteriosa fragranza.

     Rimboccando le larghe maniche di seta dai colori cangianti, per scoprire dita sottili come le più delicate cipolline primaverili, la dama prese a due mani le tazze, una per una, per onorare ciascuno e offrirgli il tè. Poi ordinò di preparare un pranzo vegetariano.
     "Nobile donatrice" chiese Tripitaka giungendo le mani, "posso permettermi di informarmi sul vostro nome e sul vostro paese?"
     "Vi trovate nel continente Godâniya, dell'Ovest. Il nome della famiglia della vostra umile serva è Mentì(24), e quello del suo defunto marito Noncè(25). Avemmo la sfortuna di perdere i miei suoceri quando eravamo molto giovani, ed ereditammo il loro patrimonio: centinaia di migliaia di filze di sapeche, diecine di migliaia di arpenti di terreni fertili. Il destino non ci concesse figli maschi: ho avuto solo tre figlie. Da due anni la sventura mi ha colpito di nuovo, facendomi perdere il marito; il periodo di lutto si è compiuto appunto quest'anno. Questo ingente patrimonio ci è stato lasciato invano: non abbiamo altri parenti. Mi vorrei risposare, ma è difficile abbandonare tante ricchezze. La vostra visita, reverendi, oltre a onorarmi, viene al momento giusto. Anche noi, madre e figlie, siamo quattro, e ci vorremmo sposare con mariti che vengano a stabilirsi qui. Mi sembra una coincidenza davvero fortunata, ma non so ancora che cosa ne pensiate, né se acconsentireste."


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]