Il bestione si accostò al cavallo, lo slegò e se ne andò di furia.
"Sabbioso, resta a fare compagnia al maestro" disse Scimmiotto, "che io vado a vedere che specie di pascolo va cercando il nostro amico."
"Consapevole del Vuoto" raccomandò Tripitaka, "tienilo pure d'occhio, ma non andare a stuzzicarlo."
"D'accordo."
Il grande santo uscì dalla sala, con una scossa si trasformò in una libellula rossa e se la filò attraverso il portale per raggiungere Porcellino.
Il bestione aveva portato il cavallo sul prato, ma invece di farlo brucare, gli gridava e lo spingeva a destra e a manca senza lasciarlo in pace; finché non lo ebbe spinto, come per caso, davanti alla porta posteriore della residenza. Qui vide la vedova e le tre figlie che si divertivano a contemplare i crisantemi. Alla vista di Porcellino, le tre bellezze scivolarono come ombre all'interno, ma la madre si accostò alla porta.
"Dove va, il nostro giovane reverendo?"
"Signora, portavo il cavallo a pascolare" fece il bestione abbandonando le redini e accostandosi con una riverenza.
"È un bel pignolo, quel vostro maestro, con i suoi regolamenti monacali. Non sarebbe un affare migliore entrare come genero nella mia famiglia, che mendicare per tutta la strada dell'Ovest?"
"Il fatto è che non osano disubbidire all'ordine sovrano del monarca dei Tang" rispose sorridendo Porcellino; "non se la sentono di prendersi questa responsabilità. Non hanno fatto altro che punzecchiare me, in quella sala: mi facevano stare sulle spine. La mia difficoltà sarebbe questa: non è, per caso, che mi troviate le orecchie troppo grandi e il grugno troppo lungo?"
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