"Come sarebbe a dire, adulare l'amor proprio?"
"I tre puri sono amici di famiglia, i quattro sovrani vecchi conoscenti, i nove luminari giovani colleghi e la divinità del Nuovo Anno, quando la invitiamo, è comunque un ospite di rango inferiore."
All'udire queste parole, Scimmiotto si piegava in due dalle risate.
"Cosa c'è da ridere, fratello?" domandò Porcellino.
"Ho sempre sostenuto che, come sbruffone, nessuno poteva competere con il vecchio Scimmiotto. Ma adesso trovo qui queste fighette taoiste, che son più brave di me ad acchiappare vento e tritarlo fino fino."
"Il vostro maestro dov'è?" inquisì Tripitaka.
"Non è in casa, è partito, perché l'Imperatore di Giada lo ha invitato al palazzo celeste della Purezza Suprema, ad ascoltare un sermone sul frutto del caos primordiale."
Questo fu troppo per Scimmiotto, che esplose:
"Voi, merdoline taoiste, la sapete riconoscere la gente che incontrate? Ma lo sapete a chi state raccontando queste stronzate? E chi sarebbe questo famoso immortale dei castelli in aria, che ha invitato il vostro don Pisellone per predicargli sa il cacchio che cosa?"
Tripitaka si spaventò; sapeva che, se i ragazzi si fossero provati a replicare, poteva uscirne un finimondo al di là di ogni possibilità di controllo. Perciò credette necessario intervenire: "Consapevole del Vuoto, per favore, non aggredire. Andarcene via appena arrivati sarebbe segno di una deplorevole mancanza di sentimento ecumenico. Anche il proverbio dice che cane non mangia cane. Il loro maestro non è nemmeno qui, perché prendersela con loro? Vai a far pascolare il cavallo. Intanto Sabbioso sorveglierà i bagagli. Dovresti dire a Porcellino di aprire il sacco del grano e di farsi prestare forno e pignatte per cuocere il cibo. Quando ripartiremo, pagheremo qualche sapeca per la legna che avremo consumata, e questo è quanto. Fate come vi ho detto e lasciatemi qui a riposare un po'. Dopo mangiato, ripartiremo subito."
|