Coriandolo e scalogno, le zucche ed i meloni.
Carfani ed artemisie, lagenarie e piantaggini,
Come le melanzane, attendono il trapianto.
Carote, rape e tuberi crescono sottoterra.
Senapi ed amaranti crescon qua e là fra i cavoli.
Scimmiotto pensava: "A questo taoista piace mangiare ciò che semina."
Attraversato l'orto, c'era una terza porticina, che spalancò: al centro dello spazio che si apriva, c'era un solo albero gigantesco, dalla chioma foltissima e aromatica. La forma delle foglie ricordava il banano, ma esse salivano a mille piedi di altezza. Il tronco aveva una circonferenza di sette od otto tese.
Appoggiandosi all'albero, Scimmiotto guardò su e vide un frutto di ginseng pendere da un ramo rivolto a mezzogiorno; sembrava davvero un neonato, con il picciolo che spuntava come una piccola coda. A vederlo dondolare lassù, si sarebbe detto che il bebè agitasse disperato braccia e gambe, scuotesse la testa e strillasse al vento che lo agitava. Scimmiotto si sentì pieno di soddisfazione e si congratulò con sé stesso: "Ecco una bella e buona cosa, che non si vede tutti i giorni."
Nessuno vale una scimmia, per arrampicarsi su un albero a rubare frutta. Appena sfiorato dal martelletto d'oro, il frutto si staccò e cadde. Scimmiotto saltò giù e lo andò a cercare nell'erba, ma non ne trovò traccia; frugò a lungo inutilmente.
"Che cosa strana!" si disse Scimmiotto. "Ha delle specie di gambe, supponiamo pure che sappia usarle per camminare; ma come avrebbe fatto a scavalcare un muro così alto? Credo di capire: l'avrà raccolto la divinità locale del giardino, per impedirmi di rubarlo."
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