Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Consapevole della Purezza" intervenne Scimmiotto, "non gli badare. Ha mangiato lui per primo. Dove vuole andare a parare?"
     "Fratello" fece Porcellino, "il guaio è che l'ho mandato giù di furia, invece di masticare bene e di assaporare come state facendo voi. Mi è scappato giù per la gola, senza che riuscissi a capire se aveva nocciolo o no. Fratello, le buone azioni non si devono lasciare a metà. Ricominciano a brulicarmi quei vermi nella pancia. Perché non me ne vai a prendere un altro, tanto perché possa sentire anch'io il sapore?"
     "Mai contento, mai sazio!" esclamò Scimmiotto. "Questi non sono i soliti quintali di riso o di tagliatelle di cui ti imbottisci a ogni occasione. Questa è roba che ne crescono trenta in diecimila anni. Poterne mangiare uno solo nella vita è già una fortuna incredibile, toccata a ben poca gente. Basta, piantala!"

     Si alzò, gettò il martelletto nella cella vicina attraverso un buco nel graticcio della finestra, e non si occupò più di Porcellino.
     Intanto il bestione borbottava senza posa. Quando i due ragazzi ebbero occasione di ritornare nella loro camera, lo sentirono lamentarsi di aver inghiottito il ginseng senza sentirne il sapore e di non poterne avere dell'altro. Vento Puro si mise in allarme e disse a Chiaro di Luna: "Lo hai sentito, quel bonzo grassone, che parla di ginseng? Il nostro maestro ci aveva raccomandato di guardarci da questa gente. Non sarà, per caso, che ci abbiano rubato la nostra frutta preziosa?"
     "C'è davvero qualcosa che non va, fratello" rispose Chiaro di Luna. "Guarda qui, il martelletto d'oro è caduto per terra. Come mai? Sarà meglio che diamo un'occhiata in giardino."


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