I tre complici uscirono in fila dalla cucina, uno dietro l'altro, e si avviarono verso la sala grande ostentando un volto spensierato.
Probabilmente non saprete, in fin dei conti, come negarono il loro misfatto; non vi resta dunque che di ascoltare il seguito.
CAPITOLO 25
IL GINSENG SRADICATO
IN CUI L'IMMORTALE DEL PRIMORDIALE SOGGIOGATO CATTURA I PELLEGRINI, E SCIMMIOTTO METTE SOTTOSOPRA IL TEMPIO DELLE CINQUE FATTORIE.
Quando i tre discepoli giunsero nella sala grande, dissero al maestro: "Il riso è quasi pronto. Occorre qualcosa?"
"Discepoli, non è del pranzo che vi volevo parlare. In questo tempio ci sono dei frutti particolari, che si chiamano ginseng e assomigliano a neonati. Chi di voi ne ha rubati e mangiati?"
"Io non voglio storie" farfugliò Porcellino. "Io non so niente e non ho visto niente."
"È stato quello che ride!" gridò Vento Puro. "È stato lui!"
"Il vecchio Scimmiotto è nato allegro e ride sempre: non vorrai mica che mi metta a piangere perché tu non trovi la frutta."
"Discepolo" intervenne Tripitaka "calma! Noi che abbiamo abbandonato le nostre famiglie non possiamo mentire, e non ci è consentito di godere qualsiasi vantaggio a scapito della nostra coscienza. Se avete mangiato quei frutti, dovete chiedere scusa. Che senso ci sarebbe a negarlo a tutti i costi?"
L'argomentazione del maestro parve a Scimmiotto molto sensata, e si decise a dire la verità: "In realtà non è stata colpa mia. Porcellino aveva origliato la conversazione dei giovanotti di là dalla parete e gli era venuta una gran voglia di assaggiare un cibo sconosciuto; perciò mi ha mandato a coglierne tre. Ne abbiamo mangiato uno per uno. Ciò che è mangiato, non c'è più. Che ci si può fare?"
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