Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Amen" si disse Scimmiotto. "Meglio allontanarsi."
     Nascose la sbarra, ritornò al punto di partenza e ricuperò il suo pelo; nessuna persona ordinaria avrebbe potuto accorgersi di queste operazioni, tanto rapidamente venivano eseguite.
     I due giovani immortali si stavano cavando il gusto di maledire a sazietà i poveri pellegrini, quando Vento Puro si sentì sfiorare da un dubbio: "Chiaro di Luna, hai visto come incassano tutto questi bonzi? Gliene abbiamo dette di tutti i colori, ma loro non fiatano. E se dopo tutto non avessero rubato? Se avessimo contato male noi, a quell'altezza e in mezzo ai rami? Non li vorrei insultare a torto; forse è meglio fare un'altra verifica."
     "Hai ragione" rispose Chiaro di Luna.
     Ritornano nel parco, e la prima cosa che vedono è il gigantesco groviglio delle radici rivolte al cielo; rami spezzati, foglie cadute, di frutti nemmeno l'ombra. A Vento Puro non reggono più le gambe, e cade a terra; Chiaro di Luna si sente la schiena spezzata, trema tutto, gli si odono scrocchiare le ossa. A entrambi sembra di morire. Lo testimoniano i versi:


     Giunsero al Monte di Longevità,
     Dove Scimmiotto distrusse il cinabro
     Vegetale. Strappata la radice
     Dell'immortalità, restan ghiacciati
     D'orrore Vento Puro e Chiar di luna.

     Giacevano entrambi nella polvere, balbettavano parole incoerenti e ripetevano: "E adesso che si fa? Come faremo? Il cinabro distrutto! La discendenza interrotta! Che dirà il maestro?"
     Chiaro di Luna fu il primo a riprendersi: "Conviene che ci sforziamo di controllarci, caro fratello e condiscepolo. Ricomponiamoci, per non allarmare prematuramente questi bonzi. Di certo sono stati loro: quello con la faccia pelosa e la voce da duca del tuono deve aver usato la magia per devastare il nostro tesoro. Se discutiamo con lui negherà, finiremo per litigare e verremo alle mani. Credi che noi due potremmo farcela, contro loro quattro? È meglio l'astuzia; diciamo loro che non manca nulla, che avevamo sbagliato il conto, e presentiamo le nostre scuse. Il loro riso sarà cotto: aspettiamo che si siedano a tavola, portiamo loro qualche piattino di contorno per prolungare il pasto e intanto ci prepariamo, io a destra e tu a sinistra dell'ingresso. Quando avranno le ciotole in mano, chiudiamo la porta e tiriamo il catenaccio, verifichiamo che siano chiuse tutte le altre porte del tempio e li mettiamo al sicuro, perché non possano fuggire. A questo punto attenderemo il ritorno del maestro: deciderà lui della loro sorte. È un vecchio amico del bonzo; se vorrà perdonarlo, sarà effetto della sua bontà. In ogni caso, avremo almeno catturato i criminali: è l'unica cosa che possiamo fare per attenuare la nostra colpa."


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