"Ma hanno tirato tutti i catenacci" obiettò Sabbioso; "ci hanno chiuso dentro. Come si fa a uscire?"
"Non ti preoccupare, il vecchio Scimmiotto sa sempre cavarsela. Ho già in mente come fare."
"Si capisce, non c'è pericolo che tu non te la cavi" replicò Porcellino. "Tu diventi un insettino e voli via da una fessura. Ma noi che non ci sappiamo trasformare, resteremo qui come fessi a prenderci tutte le colpe: noi dobbiamo pur preoccuparci!"
"Non ce lo farà, lo scherzo di scappare da solo e di lasciarci qui" intervenne Tripitaka. "Perché, se ci provasse, io reciterei un certo sutra ben noto, che gli farebbe cambiare idea."
"Maestro, che sutra è?" domandò Porcellino, inquieto ma a un tempo molto interessato. "Ho sentito parlare del Sûrangama sûtra, del sutra del Loto della Buona Legge, del sutra del Pavone, del sutra di Guanyin, del sutra del Diamante; il sutra Ben Noto non lo avevo mai sentito."
"Fratellino, ma allora non lo sai? Il cerchio d'oro che porto in capo" spiegò Scimmiotto "è un regalo della pusa Guanyin al nostro caro maestro, che mi ha indotto con l'inganno a posarlo sulla testa, dove ha messo radici: adesso è impossibile toglierlo. Il sutra di cui parlava il maestro è un incantesimo che stringe il cerchio. Se lo recita mi fa venire il mal di testa; si tiene in mano questo mezzuccio per mettermi in difficoltà. Maestro, lasciate stare, non ho mai pensato di piantarvi in asso. Vi garantisco che ce ne andremo tutti insieme."
Intanto calò la notte.
"A quest'ora la musica è finita, si alza la luna in ciel; è il momento buono per filarcela" dichiarò Scimmiotto.
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