"Avranno approfittato della nostra assenza per rubare qualcosa e scappare" suggerì qualche benevolo condiscepolo.
"Che assurdità!" li rimproverò l'immortale. "Chi coltiva l'immortalità non commette certe bassezze. Piuttosto, per come li conosco, si saranno dimenticati di chiudere la porta al momento di coricarsi, e staranno ancora dormendo della grossa."
I discepoli si recarono alla porta della loro cella: in effetti era chiusa a chiave, e dentro si sentiva russare. Si ebbe un bel bussare, scrollare, chiamare, gridare: quelli ronfavano come se niente fosse. Infine i giovani immortali forzarono la porta e li levarono dal letto, ma non cambiò nulla: il loro placido russare continuava imperturbato. Il grande immortale si mise a ridere: "Benedetti ragazzi! Chi diviene immortale dovrebbe impegnare tanto il suo spirito da non pensare più a dormire. Ma perché dovrebbero essere tanto stanchi? Non sono mai stati dei grandi lavoratori. Che qualcuno gli abbia giocato un brutto tiro? Portatemi subito dell'acqua!"
Uno dei discepoli portò un bicchier d'acqua e lo porse al maestro. Questi recitò un incantesimo, si versò in bocca un sorso e lo spruzzò sui loro visi, liberandoli dall'influsso del demone del sonno.
Aprirono gli occhi, si stropicciarono il viso, riconobbero il maestro e la folla dei discepoli chini su di loro. Presi dal panico, balzarono su e si prosternarono ripetutamente dicendo: "Maestro, il vostro amico, quel bonzo orientale(27)... Sono una banda di briganti, sono molto pericolosi!"
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