"Ma certo, tutti quanti" assicurò Vento Puro.
"Allora venite con me. Voialtri, preparate il necessario per il supplizio che gli infliggeremo quando saremo di ritorno."
I discepoli ubbidirono, mentre il grande immortale, in compagnia di Vento Puro e Chiaro di Luna, saliva su una nuvola di buon augurio e partiva all'inseguimento del monaco cinese. In un istante aveva già superato mille li. Il grande immortale era intento a guardare verso ovest, ma non trovava traccia dei pellegrini. Quando si volse a guardare a est, si rese conto di averli superati: pur camminando di buon passo fino alla sosta per il riposo, Tripitaka non era riuscito a percorrere più di cento venti li. Gli inseguitori tornarono indietro.
"Maestro, eccolo là, ai piedi di quell'albero sul bordo della strada: è lui!" annunciarono i ragazzi.
"Vedo" rispose il grande immortale. "Ritornate a casa e preparate delle corde. Provvedo io a catturarli." Vento Puro e il compagno ritornarono a casa.
Il grande immortale scese allora dalla sua nuvola e con una scossa si trasformò in un viandante taoista della setta della Verità completamente sublimata. Com'era conciato?
Un abito di cenci e di rammendi,
Pieno di cinghie, alla moda di Lü;
Agita in mano la coda di yak
E tamburella sul pesce di legno.
Calza ai piedi dei sandali a tre orecchie,
Berretto a nove Yang sopra la testa.
Va sventolando attorno larghe maniche
E leva canti alla luna crescente.
Si diresse verso l'albero e gridò al monaco cinese: "Reverendo, l'umile taoista che sono vi saluta."
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