"Te la farò vedere io, maledetto!" tuonò il grande immortale. "Come ti sei permesso di rompere il mio calderone?"
"Non sei il primo a cui mi càpita di guastare i fornelli" replicò Scimmiotto ridendo. "Che cosa ho fatto di male? Il tuo amabile invito a prendermi un bagnetto di olio bollente lo gradivo molto, ma in quel momento mi scappavano sia il bisogno piccolo, sia quello grande. Mi dispiaceva sporcare un olio così fine, non credo che poi avresti più potuto usarlo per il fritto misto. Perciò ho fatto i miei bisogni da un'altra parte e ora sono qui, bello tranquillo e pulito, come si deve quando si va a farsi friggere: lascia il mio maestro e prendi me."
A queste parole, il grande immortale diede in una risata agghiacciante e si fece avanti per impadronirsi di Scimmiotto. Se non sapete quali proposte ricevette, né come le cose andarono a finire, ascoltate il seguito.
CAPITOLO 26
AFFANNOSA RICERCA DI UN RIMEDIO
IN CUI SCIMMIOTTO PERCORRE LE TRE ISOLE ALLA VANA RICERCA DI UN RIMEDIO, E GUANYIN RIPORTA ALLA VITA CON LA RUGIADA L'ALBERO DI GINSENG.
Dice un poema:
Àrmati nella vita di pazienza,
Nulla potrai ottener se non perseveri;
La collera è cattiva consigliera.
Un uomo superiore mai non cerca
La lite, ed ama il santo la virtù.
Se vinci la violenza con violenza,
Anche la tua violenza sarà vinta.
Il grande immortale del Primordiale Soggiogato afferrò la mano di Scimmiotto e gli disse: "Conosco le tue capacità e la tua reputazione, ma questa volta hai passato il limite della ragione e hai tradito la tua coscienza. Qualunque capriola tu faccia, non mi sfuggirai. Anche se balzassi fino al Paradiso dell'Ovest ti seguirei, saluterei il Buddha e continuerei a chiederti di rendermi l'albero di ginseng. Le gare di magia qui non servono."
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