"E se fosse?" replicò Scimmiotto ridendo.
"Benedetta scimmia, non conosce il valore delle cose! Sono frutti che dànno trecento sessant'anni di vita ad annusarli, quarantasettemila anni a mangiarne uno. Si chiamano cinabro trasmutato vegetale. Il nostro livello nel Tao è molto inferiore a quello del grande immortale: non è escluso che possieda una longevità uguale al Cielo, semplicemente per la dieta che fa. Noialtri invece ci dobbiamo impegnare in continue fatiche: nutrire l'essenza seminale, esercitare il respiro, mantenere la concentrazione dello spirito, mescolare la tigre e il drago, usare l'acqua per rafforzare il fuoco. Come puoi prendere alla leggera dei frutti così nutrienti? È una radice di efficacia senza pari al mondo."
"Non parliamo di efficacia della radice: l'ho appunto sradicata."
"Come sarebbe a dire, sradicata?" esclamarono spaventati i tre vegliardi.
"L'altro giorno, quando arrivammo al tempio, il grande immortale non era in casa. Aveva lasciato due ragazzetti, che offrirono al nostro maestro frutti di ginseng; ma lui non capì che cosa fossero, gli sembravano dei neonati e perciò rifiutò di assaggiarli. I due ragazzi non girarono l'offerta a noi discepoli, come avrebbero dovuto, ma preferirono mangiarsi tutto loro. Allora rubai tre frutti e li divisi fraternamente con i miei compagni. Per questo i due piccoli immortali ci coprirono di contumelie, senza il minimo rispetto. Mi saltò la mosca al naso, e al primo colpetto che diedi l'albero andò lungo disteso: scomparsi i frutti, cadute le foglie, rami spezzati e radici per aria; un albero morto. Si provarono a rinchiuderci e noi fuggimmo, ma quando il messere ritornò a casa e vide l'accaduto, ci inseguì. Avemmo una discussione con qualche battuta antipatica da parte sua, cui seguì un parapiglia; ma si concluse presto, perché ci imprigionò tutti nella sua manica. La notte successiva, dopo una giornata di frustate, fuggimmo di nuovo, ma fummo riacciuffati come la volta precedente; fu un vero spettacolo vedere l'immortale, con indosso una semplice veste di casa, tenere in scacco tre eccellenti armi magiche con un semplice scacciamosche. Il maestro e i condiscepoli vennero impacchettati e laccati come anitre da cucinare, mentre io fui senz'altro messo a friggere nell'olio. Ma usai i miei mezzi per fuggire e per rompere la pignatta. Dopo tutte queste peripezie, constatando che non c'era verso di tenermi fermo, l'immortale ha incominciato a prendermi sul serio e abbiamo combinato un affare: lui ha liberato i miei, e io ho promesso di riportare in vita il suo albero. Sono venuto da queste parti, pensando che la buona medicina vien dal mare. Se conoscete ricette per riportare in vita gli alberi, vi prego di insegnarmele subito, perché è urgente liberare il monaco cinese dalle sofferenze che sta sopportando."
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