Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Benedetta scimmia, non sa proprio stare al suo posto!" esclamarono le tre divinità, molto contrariate. "Il maestro del Primordiale Soggiogato è il decano degli immortali terrestri, come noi siamo i patriarchi di quelli celesti. È vero che una posizione in Cielo ce l'hai anche tu, ma non dimentichiamo che sei fuori ruolo, nella pianta organica dell'Unità suprema non esisti nemmeno. Tu che non sei ancora entrato a far parte del vero corpo degli immortali, come puoi pretendere di prevalere su di lui? Se tu avessi ammazzato qualunque bestia, uccello, insetto o rettile, basterebbe a riportarlo in vita un gran di miglio del nostro elisir. Ma i frutti di ginseng nascono dalla radice del legno di immortalità, al quale la vita non si può rendere. La ricetta che ti servirebbe sarebbe contraddittoria, non può esistere."

     A una risposta così recisa, le sopracciglia di Scimmiotto si aggrottarono e la sua fronte si increspò di mille rughe.
     "Grande santo" aggiunse gentilmente la stella della Fortuna, "non prendertela tanto. Mettiamola così: qui non abbiamo una soluzione, ma può darsi che se ne trovino altrove."
     "Si capisce, potrei cercare altrove. Potrei percorrere cieli e mari da un capo all'altro; attraverserei come niente le trentasei sfere celesti. Ma la legge del mio maestro è severa, la sua indulgenza è a tempo definito: mi ha dato tre giorni. Dopo tre giorni reciterà l'incantesimo della costrizione del cerchio."
     "Be', non è una cattiva idea" risero le tre divinità. "Se non ti tenesse sotto controllo, saresti capace di intrufolarti di nuovo in Paradiso."


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