Riconoscendolo, Scimmiotto rise ed esclamò: "Sei qui, furfantello! Ma nella casa del sovrano supremo non ci sono pesche da rubare."
"E tu che ci vieni a fare, vecchio furfante?" ribattè Dongfang Shuo avanzandosi per rendere il saluto. "Qui non c'è da rubare nemmeno elisir."
"Zitto, Manqian!" gli gridò il sovrano supremo. "Vieni a servire il tè."
Manqian era il nome in religione di Dongfang Shuo. Quando il tè fu bevuto, Scimmiotto disse: "Sono venuto a chiedere un favore, ma non so se me lo farete."
"Di che cosa si tratta?" chiese il sovrano supremo. "Mettetemi al corrente."
"Di recente ho avuto l'incarico di proteggere il monaco cinese nel suo viaggio a ovest. Mentre passavamo dal Tempio delle Cinque Fattorie, ho perduto le staffe con i ragazzi del posto che mancavano di buone maniere e ho abbattuto l'albero del ginseng. Per questo siamo stati trattenuti. Dal momento che non saprei altrimenti come liberare il monaco cinese, sono venuto apposta alla vostra nobile residenza, sperando che non rifiuterete di insegnarmi un modo per ridar vita all'albero."
"Benedetta scimmia! Provochi catastrofi da tutte le parti senza curarti delle conseguenze. Il Maestro dell'Immortale Soggiogato che vive nel Tempio delle Cinque Fattorie si onora del sacro soprannome di Signore Uguale al Mondo, perché è il decano degli immortali terrestri. Come hai osato metterti in conflitto con lui? E il suo albero di ginseng dà una specie di elisir vegetale. Non ti è bastato di rubarne, hai voluto proprio buttar giù la pianta! Non avrai mica pensato che lui potesse ingoiare un tal rospo senza reagire?"
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