"In effetti ce l'eravamo svignata, ma lui ci ha riacchiappato e ci ha messo nella sua manica come fazzoletti. Mi son dovuto adattare a promettergli che avrei trovato un modo per ridare vita all'albero. È appunto per questo che vi sollecito."
"Possiedo un grano di cinabro dell'Unità suprema nove volte trasmutato, ma può curare solo gli esseri viventi; non gli alberi, che sono spiriti della terra e del legno, benedetti dal cielo e impregnati dalla terra. A rigore qualcosa si potrebbe fare su vegetazione ordinaria; ma quel Monte della Longevità è terra benedetta più antica del cielo, il Tempio delle Cinque Fattorie è una grotta-cielo del continente dell'Ovest e i frutti di ginseng sono nati direttamente dalla radice meravigliosa da cui ha preso origine l'universo. Non si può curare un albero così, non c'è rimedio."
"Se non c'è rimedio, mi congedo e vi saluto" concluse Scimmiotto.
Il sovrano supremo voleva trattenerlo per offrirgli una coppa di giada, ma Scimmiotto rifiutò: "Vi ringrazio, ma ho troppa fretta, non oso trattenermi."
Risalì su una nuvola e si recò nell'isola di Yingzhou. Un bel posto anche quello, come testimoniano i versi:
Illumina la bruma un albero di perle,
Le torri del palazzo montano fino al cielo.
Dalle azzurre colline scorrono verdi acque [...]
A Yingzhou Scimmiotto vide, sotto l'albero di perle, ai piedi delle rupi di cinabro, nove immortali dai volti fanciulleschi, con capelli candidi e splendenti disposti in crocchie a forma di cicogna. Giocavano a go o a scacchi, bevevano, chiacchieravano, ridevano e cantavano. Erano davvero
|