"Il fatto è che non lo conoscevo" confessò Scimmiotto prosternandosi fino a terra, "e, arrivati al tempio, ho distrutto l'albero del ginseng; perciò lui trattiene il nostro maestro e ci impedisce di proseguire il viaggio."
"Che maledetta scimmia, senza nozione del valore delle cose!" lo rimproverò Guanyin, che in realtà sapeva già tutto. "Il suo albero del ginseng è una radice meravigliosa che risale alle origini del cielo e della terra. E lui è il decano degli immortali terrestri; figúrati che in un certo senso, in certi casi limitati, io stessa dovrei quasi cedergli la precedenza. Come hai potuto abbattere quella pianta?"
"Il vostro umile discepolo non si rendeva conto della situazione" rispose Scimmiotto inchinandosi ancora. "Lui non era in casa, quel giorno, e ci avevano ricevuto due giovani immortali. Porcellino sentì parlare di questi frutti di ginseng e gli venne una gran voglia di assaggiare un cibo sconosciuto: perciò ne rubai tre e ce li dividemmo. Quando i ragazzi lo scoprirono fecero tante di quelle storie, che persi la pazienza e gli buttai giù l'albero. Il giorno dopo l'immortale ci catturò, ci chiuse nella manica e ci fece legare, frustare e interrogare tutto il giorno. Scappammo di nuovo, ma senza fortuna. La terza volta capii che non c'era altra via d'uscita e gli promisi di guarire la sua maledetta pianta. Ho girato i mari per trovare un rimedio, ma nelle tre isole e altrove nessun dio o immortale ha saputo aiutarmi. Perciò sono venuto a salutare voi, sperando umilmente nella vostra infinita compassione, perché mi aiutiate a salvare il monaco cinese e a permettergli di riprendere il viaggio a occidente."
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