"Di corsa, piccoli taoisti, portatemi un vaso di giada!" gridò Scimmiotto.
"Sul monte diseredato del vostro umile servitore non abbiamo vasi di giada" si scusò il Maestro del Primordiale Soggiogato. "In giada abbiamo solo tazze da tè e coppe da vino. Possono servire?"
"L'importante è che siano oggetti di giada adatti a raccogliere l'acqua" rispose Guanyin. "Portate quello che avete, e vediamo se ha capacità sufficiente."
Il grande immortale fece portare trenta tazze e quarantacinque coppe, con cui fu raccolta l'acqua pura che sgorgava sotto le radici. Scimmiotto, Porcellino e Sabbioso rizzarono l'albero e lo rincalzarono nel terreno. I recipienti con l'acqua sorgiva venivano porti uno dopo l'altro a Guanyin, che aspergeva l'albero con il suo ramo di salice, recitando un incantesimo. Esaurita l'acqua disponibile, non ci volle molto perché l'albero riprendesse a verdeggiare. Portava ventitré frutti.
"Ma l'altro giorno i frutti erano solo ventidue. Come mai ora ce n'è uno di più?" chiesero meravigliati Vento Puro e Chiaro di Luna.
"Il tempo rende giustizia" affermò Scimmiotto. "Io ne avevo rubati tre, come avevo detto; un altro era caduto a terra e, secondo il dio del luogo, il suolo lo aveva assorbito. Porcellino mi ha tanto rotto i corbelli sostenendo che me l'ero sbafato io. Adesso è dimostrato che non mentivo."
"Proprio così; il motivo è lo stesso che ha reso necessario usare per l'acqua un recipiente fatto di un materiale in cui non entrassero i cinque elementi" confermò Guanyin.
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