"Consapevole del Vuoto" esclamò allarmato Tripitaka, "la pusa mi ha insegnato solo come si stringe il cerchio; non lo so togliere."
"In questo caso sarà meglio che non mi mandiate via."
"Alzati!" ordinò Tripitaka, che non vedeva alternative. "Ti perdono per la seconda volta, ma bada di non ricominciare."
"State tranquillo" promise Scimmiotto; aiutò il maestro a rimontare a cavallo e riprese il suo posto di battistrada.
Intanto il mostro, sfuggito anche al secondo colpo di Scimmiotto, li seguiva da una nube e faceva le sue considerazioni: "Che occhio sicuro, quel re scimmia! Mi ha riconosciuta anche in quest'altro travestimento. Quei bonzi camminano in fretta: gli restano da percorrere quaranta li e poi, passata la montagna, usciranno dal mio territorio. Se un altro diavolo se li becca (che gli vadano di traverso!) sarà una bella delusione per me. Sarà meglio che ci riprovi."
Un colpo di vento malefico la portò ad atterrare sul fianco della montagna, dove si trasformò in un venerabile vegliardo:
Canuto più del dio della vecchiaia,
Mezzo cieco e sordastro, egli si regge
Con la mano tremante sul bastone.
Lo avvolge un manto in piumino di gru,
Sgrana il rosario e borbotta i suoi sutra.
Quando Tripitaka lo vide, esclamò lietamente: "Amitâbha buddha! L'Ovest è una terra benedetta. Quel vegliardo si trascina a stento, ma non rinuncia a recitare i suoi sutra."
"Maestro" fece notare Porcellino, "non rallegratevi tanto, stiamo solo incontrando nuovi guai."
"Come sarebbe a dire?"
"Il mio caro fratello e condiscepolo prima ha ammazzato la figlia e poi la moglie di quel vecchio. È chiaro che lui le sta cercando. Se cadiamo nelle sue mani, maestro, voi la pagherete con la pena capitale e il vecchio Porcellino sarà deportato per complicità. Sabbioso forse se la caverà con i lavori forzati, per aver eseguito ordini. E il fratello maggiore troverà il modo di svignarsela e di lasciare noi a pagare per lui."
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