"Perché stavate nascosti? A prima vista sembrava che qui non abitasse più nessuno: come mai?"
Le scimmie piansero: "Dal tempo in cui foste condotto prigioniero nel mondo di Sopra, noi siamo rimasti a far da selvaggina ai cacciatori. Come possiamo difenderci dai loro archi potenti, dalle spietate balestre, da astori crudeli e cani feroci, da reti e giavellotti? Nessuno di noi osa giocare all'aperto, perché rischierebbe la vita. Viviamo in fondo alla grotta, o ci ripariamo in piccole tane. Per nutrirci ci accontentiamo dei radi ciuffi d'erba che ancora crescono qua e là, per bere scendiamo a leccare qualche goccia d'acqua alla piccola sorgente in fondo alla gola. Solo la vostra presenza ci ha incitato ad affrontare il pericolo di uscire allo scoperto, nell'ardente speranza del vostro aiuto."
"Quanti siete rimasti?" domandò Scimmiotto immerso nello sconforto.
"Fra grandi e piccoli, non più di mille."
"Eravate quarantasettemila. Che ne è stato degli altri?"
"Dopo la vostra partenza, il pusa Erlang incendiò la montagna: la maggior parte di noi finì bruciata o massacrata mentre cercava di fuggire. Chi si salvò si era calato nei pozzi, o rimpiattato in fondo alla gola, o nascosto sotto il ponte delle lastre di ferro. Quando si spense il fuoco e si disperse il fumo, uscimmo all'aperto, ma non trovammo più una vegetazione che ci assicurasse di che vivere. Metà dei sopravvissuti se n'è andata altrove in cerca di mezzi di sussistenza; metà dei rimasti è stata uccisa o catturata dai cacciatori in questi ultimi anni."
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