Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     'Ci siam sposati al cospetto del cielo,
     Ma senza testimoni né sensali;
     Un filo rosso unì le nostre vite
     Da esistenze anteriori. Si può dire
     Che fu la tigre a farci da sensale.'

     Mi convinse, e io lasciai libera la tigre, che scappò via a coda ritta e con gli artigli sfoderati, recando addosso la cicatrice della ferita infertale dalla mia freccia. Allora non immaginavo che, negli anni successivi, quella stessa tigre si sarebbe dedicata all'ascesi e sarebbe riuscita a sublimarsi in mostro, sempre dedito comunque a fuorviare e uccidere la gente. A quanto ho sentito raccontare, pochi anni fa vennero da queste parti dei monaci in cerca di scritture, che si dicevano provenienti dal paese dei grandi Tang. La tigre li uccise, si impadronì dei loro documenti, prese il loro aspetto e pensò bene, caro suocero, di venire a corte per divertirsi un po' alle vostre spalle. Quel tizio che vedo seduto sul cuscino ricamato non è altri che la tigre che tredici anni fa rapì la principessa; altro che pellegrino in cerca di scritture!"

     Il sovrano era una persona molto impressionabile. Non era capace, con i suoi occhi mortali, di vedere chi veramente gli parlava ed era portato a prendere per oro colato tutte le sue menzogne.
     "Ma tu, mio saggio genero, da che cosa riconosci in questo bonzo la tigre che aveva rapito la principessa mia figlia?"
     "Caro suocero, io vivo in montagna e, per la mia attività, si può dire che di tigri mi nutro e di tigri mi vesto: vivo ogni giorno in mezzo a loro. Non è certo difficile, per me, vedere con chi ho a che fare."


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