Dopo otto o nove scontri, il giovane drago sentiva scemare la presa delle proprie mani e aveva tutti i muscoli indolenziti, perché il vecchio diavolo era forte e vigoroso. Non poté più sostenere la lotta e scagliò la spada contro la testa del suo avversario; ma questi l'afferrò al volo con destrezza e scagliò a sua volta il candelabro. Il drago non fu abbastanza svelto da evitarlo e ne fu colpito alla gamba; la sua nuvola perse l'assetto e lo rovesciò nell'acqua del fossato della città reale. Si tuffò a testa in giù e scomparve nei flutti. Il diavolo che lo inseguiva lo perse di vista e se ne ritornò alla Sala della Pace d'Argento, con spada e candelabro, si sedette come se niente fosse e riprese a bere; in breve si addormentò profondamente.
Il giovane drago si tenne nascosto sott'acqua per un'ora buona; constatando che tutto restava tranquillo, strinse i denti per resistere al dolore che la gamba gli procurava, balzò su una nuvola e se ne ritornò nella scuderia della locanda. Qui riprese l'aspetto di cavallo e si stese davanti alla greppia: la povera bestia era zuppa d'acqua e ferita a una zampa. Era un momento in cui
Cavallo del pensiero e scimmia dello spirito
Erano separati. Il legno ed il metallo
Restavano dispersi; la vecchia donna gialla
Tenuta in prigionia. Non si può fare nulla
Se ragione e giustizia sono dimenticate.
Nel frattempo Porcellino non era uscito dal cespuglio in cui si era rifugiato dopo aver abbandonato Sabbioso e si era stravaccato a dormire, come usano i maiali. Si svegliò a mezzanotte passata e gli ci volle tempo per rendersi conto di dove si trovava, mentre, con la testa confusa, si stropicciava a lungo gli occhi. Per quanto tendesse l'orecchio
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