"Non ho offeso nessuno, non ho lettere e non sono stato licenziato."
"Ma allora perché sei qui?"
"Il fatto è che il maestro pensa a te e mi ha mandato a cercarti."
"Non credo né che pensi a me né che mi cerchi. Quel giorno fece giuramento davanti al Cielo e scrisse la lettera di suo pugno. Perché avrebbe cambiato idea? E del resto io non posso ritornare."
"Ma è proprio vero che pensa a te, ci pensa sempre" si affrettò a ribadire Porcellino, sprofondando nella menzogna.
"E come sarebbe andata la cosa?"
"Mentre si camminava, il maestro gridò: 'Discepoli!' Ma io non avevo sentito e Sabbioso faceva orecchie da mercante. Allora il maestro incominciò a dire che tu eri diverso, che noi non valevamo niente in confronto, che eri più sveglio e più intelligente, che rispondevi subito quando ti si chiamava, che avevi dieci risposte per ogni domanda che ti si faceva. In quello stato d'animo mi ha mandato apposta a cercarti. Ti prego, vieni almeno a fare un giro dalle nostre parti, anche solo per non deluderlo e per non rendere inutile tutto il cammino che ho fatto."
A questo discorso Scimmiotto saltò giù dalla rupe, prese per mano Porcellino e gli disse: "Saggio fratello, visto che vieni da tanto lontano, vieni con me a divertirti un po'."
"La strada è lunga al ritorno quanto all'andata, e io non vorrei far aspettare il maestro. Lo sai che non ho più tempo per divertirmi."
"Ma sei qui; la vorrai pur dare un'occhiata al paesaggio."
Il bestione non osò rendersi sgradito con altri rifiuti e lo seguì nella passeggiata. Camminarono tenendosi per mano fino in vetta alla montagna, con un codazzo di scimmie. La montagna era bella; dopo il ritorno di Scimmiotto era stata restaurata in breve tempo ed era tornata come nuova. [...]
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