Scimmiotto, sulla porta, gli fece segno con la mano: "Vediamocela fra noi. Non ero venuto per loro, ma per te."
Il mostro lo inseguì con la sciabola levata per fendergli la testa, mentre Scimmiotto lo fronteggiava con la sua sbarra. La battaglia si spostò sulla montagna, fra brume e nuvole.
Ai magici poteri del gran santo
Il mostro oppone forza non comune.
Contro il randello di ferro forgiato
S'alza la spada di acciaio temprato.
La lama i nembi illumina, il randello
Scaccia e disperde nubi colorate.
Quanti attacchi fulminei, quante finte,
Quante parate a protegger la testa!
L'espressione dell'un cambia col vento,
L'altro non mostra mai emozione alcuna.
Spalanca l'uno i suoi occhi di fuoco,
L'altro dimostra agilità felina.
Segue la sbarra le tre strategie,
Si conforma la sciabola ai sei foderi.
Qui la difesa si dimostra forte,
Là l'attacco è diretto a dominare.
Ferocia con ferocia. Questa lotta
Fino all'ultimo sangue fu ingaggiata.
Dopo una cinquantina di scontri, l'esito era ancora incerto.
"Vedi il maledetto!" si diceva Scimmiotto con segreto piacere. "Come sa controllare gli attacchi del mio randello! Aspetta un po': ti servirò una finta, e voglio proprio vedere se conosci questo colpo."
Il bravo re scimmia alzò la sbarra a due mani, nella figura detta osservare il cavallo dall'alto. Il mostro non capì la mossa: vide il vuoto nella difesa e si gettò avanti per colpire con la sciabola; Scimmiotto deviò la lama con un impercettibile movimento, detto livellamento del grande mezzo, ed eseguì la figura detta rubar pesche sotto le foglie, assestando una potente randellata sulla testa dell'orco, che scomparve senza lasciar traccia.
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