L'Imperatore di Giada decretò che fosse privato della placca d'oro e lo bandì nel Paradiso dei Beati, destinandolo come fuochista al servizio di Lao Zi; con riserva di reintegrarlo nelle sue funzioni se avesse servito con merito, o di aggravare la pena in caso contrario.
Scimmiotto fu soddisfatto delle disposizioni adottate. Fece una gran riverenza e ringraziò le altre divinità della pena che si erano data.
"È sempre il solito rustico, quella scimmia" commentarono ridendo i precettori. "Noi gli abbiamo catturato il mostro e lui se la cava con una riverenza."
"Mi sembra già una fortuna che esca di qui pacificamente, senza combinare guai" replicò l'Imperatore di Giada.
Il grande santo ritornò alla Grotta della Luna Marina a cercare la principessa. Le stava raccontando dell'avatara del mostro, quando si udirono dall'alto le voci di Porcellino e di Sabbioso che gridavano: "Fratello, lascia anche a noi qualche mostro da menare!"
"Qui di mostri non ce ne sono più."
"In questo caso" disse Sabbioso, "non ci sono ostacoli ad andarcene. Riportiamo a corte la principessa con la magia della contrazione del terreno."
La principessa sentì per un istante il vento che le sibilava nelle orecchie, e subito si ritrovò in città. I tre la condussero alla Sala delle Campanelle d'Oro, dove salutò il re suo padre e la regina sua madre. Poi si unì alle sorelle e tutti i funzionari vennero a renderle omaggio.
"Se Veste Gialla è stato sconfitto e io salvata" disse la principessa a suo padre, "il merito è tutto degli immensi poteri del reverendo Scimmiotto."
|