"Che specie di mostro era questo Veste Gialla?" chiese il re.
"Il genero di vostra maestà" rispose Scimmiotto "è la costellazione Kui del mondo di Sopra, e vostra figlia è in realtà una fanciulla di giada del servizio dell'incenso. Sono stati i loro pensieri profani a farli cadere fra gli uomini, e non è cosa da poco. La loro unione era destinata dalle loro vite anteriori. In seguito al rapporto che ho presentato all'Imperatore di Giada, è risultato che questo Kui era assente da tredici giorni, che corrispondono a tredici anni sulla terra. I colleghi del suo dipartimento sono andati a ricuperarlo ed egli è stato esiliato nel Paradiso dei Beati, dove avrà modo di riscattarsi. Così ho liberato la vostra benamata figlia."
Dopo avere ringraziato Scimmiotto, il re propose: "Perché non andiamo a vedere il vostro Maestro?"
I tre discepoli entrarono nella Sala del Tesoro, dove i funzionari avevano fatto portare la gabbia di ferro e tolte le catene alla falsa tigre. Agli occhi di tutti conservava quell'aspetto, ma Scimmiotto vedeva benissimo che era un uomo. L'affatturato Tripitaka aveva qualche percezione di ciò che gli accadeva intorno, ma non poteva muoversi, né aprire gli occhi o la bocca.
"Maestro" gli disse Scimmiotto ridendo, "voi che eravate un bravo monaco, come avete potuto ridurvi in questo brutto stato? Mi avete cacciato via perché mi comportavo male, mentre voi volevate darvi tutto al bene. Sarebbe questo il modo?"
"Fratello" intervenne Porcellino, "piantala di stuzzicarlo!"
"Tu ficchi il grugno dappertutto. Visto che sei il suo discepolo preferito, perché rompi sempre le scatole al vecchio Scimmiotto, quando occorre cavarlo dai pasticci? Come avevo detto, mi dovevo vendicare del mostro perché mi aveva insultato; ora che l'ho fatto, me ne ritorno a casa."
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